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Energia, Ambiente e il paradosso di Kyoto

Monday, October 20th, 2008

Il solito traghetto, la solita piazzetta, la consueta ospitalità, subito un incontro con una faccia nota, quella della “Iena” Lucci… si, ci siamo, eccoci nuovamente a Capri. Questa volta a differenza di altre, per un approfondimento. Il tema, infatti, è quello dell’energia, già trattato in estate nella nostra assemblea senior. Grazie a questa opportunità abbiamo potuto apprendere ancora meglio e con maggior dettaglio le tesi e gli interventi che sono stati portati in evidenza durante il convegno che si è svolto nella cornice storica del Grand Hotel Quisisana il 3 e 4 ottobre 2008.
Il convegno ha registrato per presenza ed esposizione mediatica un ottimo successo. Da record anche la presenza della delegazione Trentina, eravamo oltre venti tra associati e accompagnatori. Mai successo fino ad ora, un’ottima pubblicità e visibilità per la nostra territoriale a livello nazionale.
Le due giornate di Capri si sono aperte con la relazione di Federica Guidi in cui vengono presentate le “tesi” che danno il titolo al convegno di quest’anno “Innovare le energie: imprese e ambiente tra sviluppo competitivo e sostenibilità”.
Si inizia con una forte presa di posizione verso chi, cercando un “nemico” dell’ambiente l’ha individuato nelle imprese e nel sistema industriale. “I giovani imprenditori sono pronti a prendersi le proprie responsabilità ma non accettiamo di essere costantemente sul banco degli imputati” ha dichiarato Federica Guidi affermando anche che “E’ indispensabile che al tavolo sul futuro dell’energia e del clima ci debba essere anche l’impresa come interlocutore legittimo ed autorevole, che sappia illustrare le ragioni dello sviluppo industriale ed economico”.
Si è passati poi al commento e analisi del trattato di Kyoto, o meglio al paradosso di Kyoto com’è stato definito da molti. Per ogni punto di riduzione delle emissioni che gli aderenti a Kyoto producono, ve ne sono 8 di aumento da parte dei paesi che non hanno aderito. Mantenere gli impegni di Kyoto è impossibile, come ci hanno spiegato anche alla nostra assemblea, e altrettanto impossibile sarà tener fede alle politiche adottate dall’unione europea: il famoso target del “20-20-20” (riduzione entro il 2020 del 20% di gas serra, del 20% i consumi energetici e di produzione del 20% di energia da fonti rinnovabili). Un’ulteriore conferma sta nel fatto che anche nella diligente Europa dove si cerca in modo rigido di rispettare il più possibile Kyoto negli ultimi 15 anni le emissioni sono aumentate.
Le emissioni di gas serra sono in stretta relazione con il Pil pro capite, di conseguenza l’aumentare dello sviluppo economico o della popolazione ne determina l’aumento. Qual è quindi la soluzione che non sia legata a politiche di controllo demografico o di de-industrializzazione?
La soluzione è la tecnologia. Innovare le tecnologie legate all’energia per esportarle in quei paesi che stanno attraversando una forte crescita industriale e del PIL. Paesi in cui parlare di politiche ambientali è un lusso che non si possono ancora permettere.
Nella sola India l’anno scorso si sono costruite tante centrali a carbone e petrolio quant’è il consumo energetico dell’intera Inghilterra. Oltre il 54% del gas serra è prodotto da paesi che non hanno sottoscritto Kyoto. L’Europa deve prendersi questo impegno, questa responsabilità: investire nella ricerca ed innovazione di tecnologie energetiche da fornire ai paesi che si stanno industrializzando. Molti affermano che sarà la strada che dovrà percorrere anche il futuro presidente degli Stati Uniti, per fare in modo di recuperare consenso, stima e forza a livello internazionale.
Per favorire la ricerca e l’innovazione legate all’energia e all’ambiente in modo da rendere i processi produttivi più economici in termini energetici e di conseguenza più rispettosi dell’ambiente, i Giovani Imprenditori, sempre per voce di Federica Guidi, hanno avanzato due proposte legate alle modalità con cui lo stato può aiutare le imprese.

La prima proposta è legata alla defiscalizzazione totale degli utili reinvestiti in ricerca e sviluppo. La seconda proposta è legata invece alla gestione dei fondi pubblici destinati all’innovazione, che dice Federica Guidi nella sua relazione “dovrebbe cambiare totalmente il metodo di selezione dei destinatari” e continua affermando che “Il principio da seguire dovrebbe essere quello dell’erogazione di matching grants: il sussidio viene attribuito alle imprese selezionate autonomamente da soggetti quali venture capitalist e fondi di private equity, in misura proporzionale al loro stesso impegno.”

Si è parlato molto anche di Nucleare, confermando la necessità di introdurlo il prima possibile nel nostro paese, non come alternativa e soluzione al fabbisogno crescente di energia ma più come strategia di hedging contro la volatilità dei prezzi dei combustibili fossili. Il nucleare Infatti, garantisce prevedibilità e stabilità dei prezzi, poiché prevalgono i costi d’impianto, mentre per il metano quelli di combustibile.

Paolo Scaroni AD di Eni è molto chiaro a tal proposito, e ha affermato nel suo intervento che se volessimo far fronte anche solo alla domanda incrementale di energia elettrica europea interamente da nucleare, dovremmo costruire 70 nuove centrali da qui al 2020. Impensabile pensando che attualmente nel mondo ci sono solo tre centrali nucleari in costruzione (1 in Francia, 1 in Giappone, 1 in Finlandia).

Interessante anche l’analisi, sempre di Paolo Scaroni, sulla fornitura e consumo di gas in Italia ed Europa. Un effetto tangibile di Kyoto e delle politiche ambientali in Europa e soprattutto in Italia è sotto gli occhi di tutti: siamo diventati gas-dipendenti. L’80% della nuova capacità elettrica installata in Europa negli ultimi dieci anni è alimentata a gas. L’Europa consuma quasi il 20% del gas mondiale, producendone solo il 7% e detiene solo il 2% delle riserve. Il risultato è chiaro una forte dipendenza dalle importazioni extra Unione Europea. Fa pensare il fatto che se Russia ed Algeria interrompessero la fornitura di gas, l’Europa tornerebbe indietro di 100 anni nel giro di 2 settimane.
Molti i politici e ministri presenti, Giulio Tremonti, ha focalizzato il suo intervento sulla crisi economica mondiale con una riflessione sulla necessità di tornare ad una visione più “patrimoniale”, con una riforma del sistema finanziario, “La finanza non è un fine ma un mezzo” ha affermato. Il Ministro Scajola ha confermato che si arriverà alla “posa della prima pietra” di alcune centrali nucleari entro il 2013, malgrado siano passati senza novità già 5 mesi. Il ministro dell’interno Roberto Maroni invece, è intervenuto sulla questione criminalità ed “ecomafie”. Altri interventi interessanti sono stati quelli di Massimo D’Alema, che ha sottolineato la sua linea pro nucleare coerente nel tempo anche quando vent’anni fa tutti si schierarono per la chiusura delle centrali. Provocatorio l’intervento di Lord Nigel Lawson, Cancelliere dello Scacchiere britannico negli anni del governo di Margaret Thatcher, che ha affermato che i costi delle politiche in favore dell’ambiente e della riduzione dell’effetto serra sono molto maggiori dei costi necessari per costruire barriere di controllo del livello dei mari.
Alla politica e ai ministri presenti, Federica Guidi ha chiesto certezza delle regole del gioco in modo tale da incentivare gli investimenti. La certezza di cui parliamo sono regole semplici, affidabili e stabili nel tempo. E’ quindi anche responsabilità dell’opposizione non attuare strategie dell’alternanza basate sullo sfascio sistematico di ciò che ha fatto il Governo precedente.
L’intervento di chiusura è stato, come consuetudine, affidato al presidente di CONFINDUSTRIA. Emma Marcegaglia ha commentato la crisi finanziaria, enfatizzando che è una crisi finanziaria e non economica e che proprio in queste occasioni è indispensabile garantire il credito alle imprese. Il mondo dell’impresa deve però fare la sua parte, sarebbe fatale restare immobili, è necessario affrontare con serietà l’emergenza della crescita e produttività che ormai ci accompagna da molti anni. Passando così alla questione dei salari, l’unica soluzione possibile per far crescere i salari, ha affermato la Marcegaglia, è quella di legare gli aumenti ad incrementi della produttività. Non ci sono alternative.

Yes We Can, discorso di Barak Obama.

Thursday, September 4th, 2008

È stato un credo, scritto dai padri fondatori, che dichiararono il destino di una nazione.
Sì, noi possiamo.

È stato sussurrato da schiavi e abolizionisti, che tracciarono un sentiero verso la libertà.
Sì, noi possiamo.

È stata cantata da immigrati catturati da lidi lontani e pionieri, spinti verso ovest in uno spietato deserto.
Sì, noi possiamo.

È stata la chiamata di lavoratori che si sono organizzati; donne che hanno ottenuto il diritto di voto; di un Presidente che ha scelto la luna come nuova frontiera; e un Re, che ci ha condotto alla vetta e indicato la strada per la Terra Promessa.

Sì, noi possiamo per la giustizia e l’uguaglianza.
Sì, noi possiamo per la prosperità e l’opportunità.
Sì, noi possiamo guarire questa nazione.
Sì, noi possiamo riparare il mondo.
Sì, noi possiamo.

Sappiamo che la battaglia sarà lunga, ma dobbimo ricordare che non importa quali ostacoli incontreremo nel nostro cammino, nulla può frapporsi al potere di milioni di voci chiedono il cambiamento.

È stato detto che non possiamo farlo da un coro di cinici… saranno solo più forti e stonati… Ci hanno chiesto di fermarci e guardare realtà. Siamo già in guardia contro chi offre al popolo di questa nazione false speranze.

Ma nella strana storia che è l’America, non vi è mai stato nulla di falso nella speranza.

Ora le speranze della bambina che va a scuola in un sobborgo di Dillon, sono gli stessi sogni del ragazzo che studia per le strade di Los Angeles; noi ci ricorderemo che qualcosa è successo in America; che noi non siamo così divisi come ci suggerisce la politica; che siamo un unico popolo; una nazione; e, insieme, inizieremo il prossimo grande capitolo della storia americana con tre parole che risuoneranno da costa a costa, dal mare al mare splendente:

Sì, noi possiamo.

Siate Affamati, siate assurdi.

Saturday, April 4th, 0207

Discorso di Steve Jobs agli Universitari

Stanford Report, 14 giugno 2005

Questo è il testo del discorso di Steve Jobs, capo di Apple Computer e Pixar Animation studio, in occasione della consegna dei diplomi celebratasi il 12 giugno 2005.

Sono onorato di essere con voi oggi, per la vostra laurea in una delle migliori università del mondo. Io non mi sono mai laureato. Ad essere sincero, questo è la cosa più vicina ad una laurea, per me.

Oggi voglio raccontarvi tre storie che mi appartengono. Tutto qui. Niente di particolare. Solo tre storie.

La prima storia parla di unire i puntini.

Ho smesso di frequentare il Reed College dopo i primi 6 mesi, ma gli sono rimasto attorno per altri 18 mesi prima di lasciarlo definitivamente. Perchè lo feci?

Tutto cominciò prima che nascessi. Mia madre biologica era una giovane studente universitaria nubile e decise di darmi in adozione. Sentiva nel suo cuore che io dovessi essere adottato da un laureato, così venne preparata la mia adozione, alla nascita, per un avvocato e sua moglie. Solo quando vidi la luce questi decisero all’ultimo momento di desiderare una bambina. Quindi i miei genitori, che erano in lista d’attesa, vennero chiamati nel mezzo della notte da una voce che chiedeva: “Abbiamo un bambino indesiderato, lo volete?” Essi dissero: “Certo”. Mia madre biologica scoprì in seguito che mia madre non si era mai laureata a che mio padre non aveva neanche il diploma di scuola superiore. Rifiutò di firmare i documenti per l’adozione. Accettò, riluttante, solo qualche mese dopo quando i miei genitori promisero che un giorno sarei andato all’università.

17 anni dopo andai all’università. Ma ingenuamente scelsi un istituto universitario costoso quanto Stanford, e tutti i risparmi dei miei genitori lavoratori furono spessi per la retta. Dopo sei mesi non riuscivo a vederne l’utilità. Non avevo idea di cosa fare nella vita e nessun indizio su come l’università avrebbe potuto aiutarmi a capirlo. Così spesi tutti i soldi che i miei genitori avevano risparmiato in un’intera vita di lavoro. Decisi di non seguire il piano degli studi obbligatorio, confidando nel fatto che tutto si sarebbe sistemato. Ero molto spaventato da quella decisione, ma col senno di poi, sarebbe stata una delle migliori decisioni che avessi mai preso. Nel momento in cui scelsi un piano di studio personalizzato avevo la possibilità di ignorare le lezioni che non mi interessavano e di scegliere quelle che mi apparivano più interessanti.

Non era per niente romantico. Non avevo una stanza al dormitorio, così dormivo sul pavimento in stanze di amici. Restituivo i vuoti di cocacola per i 5 centesimi di deposito, ci compravo da mangiare, e mi facevo più di 10 kilometri a piedi attraverso la città, ogni domenica notte, per avere un pasto a settimana al tempio Hare Krishna. Che bello. Tutto quello in cui inciampai semplicemente seguendo la mia curiosità ed il mio intuito si rivelarono in seguito di valore inestimabile.

Per esempio:

il Reed College all’epoca offriva quello che era probabilmente il miglior corso di calligrafia del paese. In tutto il campus, ogni manifesto, ogni etichetta su ogni cassetto, era meravigliosamente scritto a mano. Decisi di prendere lezioni di calligrafia. Appresi la differenza tra i tipi di caratteri con grazie e senza grazie. Imparai l’importanza della variazione dello spazio tra combinazioni diverse di caratteri. Mi insegnarono quali elementi fanno della tipografia, una grande tipografia. Era affascinante: si trattava di storia, bellezza ed arte come la scienza non può catturare.

Niente di tutto ciò aveva la benchè mnima speranza di una qualunque applicazione nella mia vita. Ma dieci anni dopo, quando stavamo progettando il primo computer Macintosh, tutto mi tornò utile. E lo mettemo interamente nel Mac. Era il primo computer che curasse la tipografia. Se non avessi mai scelto quel corso, al college, il Mac non avrebbe mai avuto font proporzionali e font a larghezza fissa. E

Siccome Windows ha copiato il Mac, è probabile che nessun computer li avrebbe avuti. Se non avessi scelto di interrompere il piano degli studi obbligatorio non avrei scelto quel corso di calligrafia ed i personal computer avrebbero potuto non avere la stupenda tipografia che hanno Era ovviamente impossibile unire i puntini guardando al futuro mentre ero al college e capire in cosa si sarebbe concretizzat. Ma la realizzazione era estremamenta chiara, guardardando alle spalle, dieci anni dopo.

Ve lo ripeto, non puoi unire i puntini guardando al futuro, puoi connetterli in un disegno, solo se guardi al passato. Dovete quindi avere fiducia nel fatto che i puntini si connetteranno, in qualche modo, nel vostro futuro. Dovete avere fede in qualcosa – il vostro intuito, il destino, la vita, il karma, quello che sia. Questo approccio non mi ha mai deluso e ha fatto tutta la differenza nella mia vita.

La seconda storia parla d’amore e di perdita.

Sono stato fortunato – ho scoperto quello che amavo fare molto presto. Woz ed io fondammo la Apple nel garage dei miei genitori quando avevo vent’anni. Lavorammo duro, e in 10 anni la Apple crebbe dai due che eravamo in un garage ad una società da 2 miliardi di dollari con più di 4000 impiegati. Avevamo appena creato il nostro miglior prodotto – il Macintosh – un anno prima, e io avevo appena compiuto 30 anni. E fui licenziato. Come si fa ad essere licenziata dalla compagnia che hai fondato? Beh, non appena la Apple si espanse assumemmo qualcuno che pensavo fosse molto capace nel gestire l’aziende con me, e per il primo anno le cose andarono bene. Ma la nostra visione del futuro cominciò a divergere e alla fine decidemmo di rompere. Quando ci fu la rottura i nostri dirigenti decisero di stare dalla sua parte. Così, a trent’anni, ero fuori. E molto pubblicamente. Il centro della mia vita da adulto era completamente andato, sparito, è stato devastante. Non ho saputo che pesci pigliare per un po’ di mesi. Sentivo di aver deluso la precedente generazione di imprenditori per aver mollato la presa. Incontrai David Packard e Bob Noyce per cercare di scusarmi per aver rovinato tutto così malamente. Fu un fallimento pubblico, pensai addirittura di andarmene. Ma qualcosa, lentamente, si faceva luce in me.

Amavo ancora quello che avevo realizzato. L’inaspettato e repentino cambiamento alla Apple non avevano cambiato quello che provavo, neanche un poco. Ero stato rifiutato, ma ero ancora innamorato. Quindi decisi di ricominciare.

All’epoca non me ne accorsi, ma il mio licenziamento dalla Apple fu la cosa migliore che poteva capitarmi. Il peso del successo fu rimpiazzato dall’illuminazione di essere un principiante ancora una volta, con molta meno sicurezza su tutto. Questo mi liberò e mi consentì di entrare in uno dei periodi più creativi della mia vita.

Durante i cinque anni successivi, fondai una società di nome NeXT, un’altra di nome Pixar, a mi innamorai di una meravigliosa donna che sarebbe poi diventata mia moglie.

Pixar finì per creare il primo film animato al computer della storia, Toy Story, ed è ora lo studio di animazione più famoso al mondo. Apple, con una mossa notevole, acquisì NeXT, io tornai ad Apple, e la tecnologia che sviluppo con NeXT è oggi nel cuore dell’attuale rinascimento di Apple. Laurene ed io abbiamo una stupenda famiglia.

Sono sicurissimo che niente di tutto ciò sarebbe accaduto se non fossi stato licenziato da Apple. E’ stato un boccone amarissimo da buttar giù, ma era la medicina di cui avevo bisogno. A volte la vita ti colpisce in testa come un mattone. Non perdete la fede. Sono convinto del fatto che l’unica cosa che mi ha consentito di proseguire sia stato l’amore che provavo per quello che facevo. dovete trovare ciò che amate. E’ questo è tanto vero per il vostro lavoro quanto per chi vi ama. Il lavoro riempirà gran parte della vostra vita e l’unico modo per essere veramente soddisfatti e quello di fare quello che pensate sia il lavoro migliore. E l’unico modo per fare il lavoro migliore e quello di amare quello che fate. Se non lo avete ancora trovato, continuate a cercare. Non vi fermate. Come tutti gli affari di cuore, lo saprete quando lo troverete. E, come nelle migliori relazioni, diventerà sempre migliore al passare degli anni. Quindi, continuate a cercarlo fino a quando non l’avrete trovato. Non fermatevi.

La terza storia parla di morte.

Quando avevo 17 anni, lessi un brano che diceva più o meno: “se vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo, prima o poi si lo sarà veramente”. Rimassi impresso, e da allora, per gli ultimi 33 anni, ho guardato nello specchio ogni mattina e mi sono chiesto:”se oggi fosse l’ultimo giorno della mia vita, vorrei veramente fare quello che sto per fare oggi?” E ogni volta che la risposta fosse “No” per troppi giorni di seguito sapevo di aver bisogno di cambiare qualcosa.

Ricordare che morirò presto è lo strumento più importante che mi ha consentito di fare le scelte più grandi della mia vita. Perchè praticamente tutto – tutte le aspettative, l’orgoglio, le paure di fallire – tutte queste cose semplicemente svaniscono di fronte alla morte, lasciandoci con quello che è veramente importante.

Ricordarsi che moriremo è il modo migliore che conosco per evitare le trappola di pensare di avere qualcosa da perdere. Siete già nudi. Non c’è nessun motivo per non seguire il vostro cuore.

Circa un anno fa mi è stato diagnosticato un cancro. Ho fatto una TAC alle 7:30 del mattino e mostrava chiaramente un tumore nel mio pancreas. Non sapevo neanche cosa fosse un pancreas. I dottori mi dissero che si trattava sicuramente di un tipo di cancro incurabile, e che avrei avuto un’aspettativa di vita non superiore ai 3-6 mesi. Il mio dottore mi consigliò di andare a casa e di sistemare le mie cose, che è il messaggio in codice dei dottori per dirti di prepararti a morire. Significa che devi provare a dire ai tuoi bambini ogni cosa che pensavi di dirgli nei prossimi dieci anni, in pochi mesi. Significa che devi assicurarti che ogni cosa sia a posto così che sarà la più facile possibile per la tua famiglia. Significa che devi dire addio.

Ho vissuto con quella diagnosi tutto il giorno. Più tardi, nel pomeriggio, mi è stata fatta una biopsia. Mi hanno infilato un endoscopio nella gola che è passato per il mio stomaco ed il mio intestino. hanno messo un ago nel mio pancreas e hanno prelevato alcune cellule dal tumore. Ero sotto sedativi, ma mia moglie, che era lì, mi ha detto che quando hanno analizzato le cellule al microscopio i dottori cominciarono a piangere perchè scoprirono che si trattava di una rarissima forma di cancro pancreatico curabile con la chirurgia. Sono stato operato. Ora sto bene.

E’ stata la mia esperienza più vicina alla morte e spero che rimanga tale per qualche decennio ancora. Avendola superata posso finalmente dirvi con più certezza di quando la morte era semplicemente un utile concetto ma puramente intellettuale:

Nessuno vuole morire. Neanche chi vuole andare in paradiso vuole morire per arrivarci. E nonostante tutto, la morte è la destinazione che condividiamo. Nessuno vi è mai sfuggito. E così dovrebbe essere

Perchè la Morte è probabilmente l’unica, migliore invenzione della Vita. E’ l’agente di cambiamento della Vita. Elimina il vecchio per far spazio al nuovo. Proprio adesso il nuovo siete voi, ma un giorno non troppo distante da oggi, diventerete gradualmente il vecchio che deve essere eliminato. Mi dispiace essere così drammatico, ma questa è la verità.

Il vostro tempo è limitato, quindi non sprecatelo vivendo la vita di qualcun altro. Non lasciatevi intrappolare dai dogmi – che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altri. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui lasci affogare la vostra voce interiore. E, cosa più importante, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore ed il vostro intuito. Loro sanno già quello che voi volete veramente diventare. Tutto il resto è secondario. Quando ero giovane, c’era un’incredibile pubblicazione chiamata The Whole Earth Catalog, che era una delle bibbie della mia generazione. Era stata creata da un tizio di nome Stewart Brand non troppo lontano da qui, a Menlo Park, e la portò alla luce con il suo tocco poetico. Stiamo parlando dei tardi anni ‘60, prima dei computer ed il desktop publishing, quidi era tutta fatta con macchine da scrivere, forbici e Polaroid. Era una sorta di Google di carta, 35 anni prima della venuta di Google: era idealistico, e pieno di strumenti utili ed informazioni preziose. Stewart ed il suo gruppo pubblicaro molti numeri del Grande Catalogo Mondiale fino all’ultima edizione. Eravamo a metà degli anni ‘70 ed io avevo la vostra età. Sul retro di copertina dell’ultimo numero c’erà la foto di una strada di campagna all’alba, quel tipo di strada sulla quale potreste trovarvi a fare l’autostop se voste così avventurosi. Sotto c’erano queste parole “Siate affamati, siate assurdi”. Questo era il messaggio di congedo. Rimanere affamato. Rimanere assurdo. Me lo sono sempre augurato. Ed ora, per voi che state per laurearvi, lo auguro a voi.

Siate affamati. Siate assurdi.