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Responsabilità ed età dei doveri.

Monday, March 16th, 2009

La parola “responsabilità” significa abilità nel dare risposte. Soprattutto in questo momento particolare c’è la necessità di dare risposte, idee, soluzioni, proposte.

Usciamo da un’epoca che è stata definita l’età dei diritti, siamo riusciti a definire e conquistare diritti preziosissimi, indispensabili per l’evoluzione della nostra vita civica e civile.

Molti di questi diritti sono sanciti e definiti in modo inconfutabile dalla nostra costituzione, nei principi fondamentali sui quali si basa la nostra repubblica. L’articolo quattro ad esempio.

L’articolo quattro della costituzione sancisce il fondamentale “diritto al lavoro” e al contempo definisce anche l’altrettanto fondamentale “dovere di svolgere un lavoro”, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

Diritti e doveri da sempre fanno parte della nostra cultura della nostra società e devono coesistere in modo equilibrato per garantire la libertà.

Un medico senza il senso del dovere non garantisce il diritto alla salute, un insegnante senza il senso del dovere non garantisce il diritto allo studio, e via così. Senza doveri non c’è libertà, non c’è libero esercizio dei propri diritti.

In una società di soli diritti non c’è democrazia.

L’opinione che oggi prevale, invece, è quella che la vita sia il godimento dei propri diritti. Questa convinzione è radicata in tutte le categorie, in tutte le sfumature del contesto sociale, dall’abbiente a chi lo è meno, dal lavoratore all’imprenditore, giovani e meno giovani. Solo chi ha vissuto in altre epoche, quelle che sono state dei nostri nonni, ha ancora vivo il valore del dovere e del fare per il bene di tutti.

Sì, perché molto spesso si sente dire “è un mio diritto” e raramente si sente dire “è un mio dovere”. I diritti sono spesso associati all’individualismo, al fare per il mio bene, mentre il dovere è legato naturalmente al fare non solo per me, ma per il bene di altri, per il bene della comunità.

A questo punto credo sia irresponsabile arroccarsi soltanto sui propri diritti e non mettersi in gioco; La necessità oggi è di fare, tutti, il proprio dovere, meglio se qualcosa in più, per aiutare chi in questo momento è meno fortunato, per aiutare la nostra comunità a superare questo momento di difficoltà.

Silvio Pellico nel suo sritto dedicato ai giovani “Dei doveri degli uomini” dice che “l’uomo ha bisogno di essere stimato sia dagli altri ma soprattutto da se stesso, solo così è felice, ma questo può avvenire solo facendo il proprio dovere”. Solo facendo il proprio dovere, solo facendo per il bene di tutti si ottiene la felicità, la fiducia, il vero ed efficace ottimismo che ci consentirà di superare questa crisi e quelle che verranno. E’ ora di entrare nell’età dei doveri.

Intervista a periltuofuturo.it

Wednesday, March 11th, 2009

Il nostro futuro sarà bellissimo, perché non è più quello di una volta.

Monday, February 16th, 2009

Il futuro sarà bellissimo. Sentirlo dire da un giovane è “un luogo comune”, una speranza radicata negli anni che furono dei nostri genitori. Oggi questa convinzione si è un po’ affievolita, oscurata da quella che molti chiamano “la sindrome da frigo pieno”. Quello che manca e che ci blocca, è la mancanza di una visione del futuro. Per colpa di questa miopia non riusciamo più a cogliere le opportunità che ci passano davanti. Il frigo pieno ci ha fatto dimenticare questa capacità che invece è molto sviluppata nei mercati emergenti, dove molti, un frigorifero, non possono permetterselo.

Come poter tornare a vedere queste occasioni, come poterle sintonizzare sui nostri business? Ritengo che la soluzione passi attraverso una nuova cultura d’impresa. Il 2009 non è il futuro dei nostri genitori ma il nostro presente, molti sogni dei nostri padri, sono oggi realtà quotidiana,  andando a leggere vecchi numeri del nostro “Trentino Industriale” traspare in modo netto.

Abbiamo bisogno di una nuova identità, di nuovi sogni, di una nuova cultura, perché il nostro futuro sia chiaro, concreto e in sintonia con i nostri valori e le nostre idee. Una nuova cultura che sia digitale, cioè consapevole delle potenzialità che le nuove tecnologie ci possono offrire. Una cultura del fare non solo per se stessi, ma anche per il bene della nostra comunità, perché l’imprenditore ha il compito di creare ricchezza sociale oltre che economica. Una cultura della responsabilità, perché usciamo da un’epoca che è stata definita l’età dei diritti, e forse questo ha affievolito, nel pensiero comune, il valore della responsabilità e del dovere. Una cultura del merito, ma anche una nuova cultura del fallimento, che certo non lo premi, ma nemmeno lo etichetti socialmente al punto da escludere nuove sfide professionali.

Il mondo cambia: a Londra sempre più persone cominciano ad andare in bicicletta, mentre a Pechino sempre più persone cominciano ad andare in automobile. È ingiusto limitare questa evoluzione, questa voglia di riscatto e di arrivare qui, dove siamo noi oggi. Possiamo però mantenere il vantaggio, e fare un passo in avanti, che se intrapreso con una nuova cultura adatta al tempo in cui viviamo, non sarà vissuto come gesto obbligato, ma come importante evoluzione culturale, economica e sociale.

Non so cosa produrrà il Trentino in futuro, non so cosa le aziende offriranno al mercato, ma sono sicuro che ci saremo, con un nuovo modo di pensare, con una buona flessibilità e attenzione alle opportunità che il mondo ci offre, continuando a essere un territorio di eccellenze, un “brand” conosciuto in tutto il mondo, qualunque esso sia.