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LA STORIA DELLO SPACCAPIETRE

Wednesday, March 24th, 2010

C’era una volta, tanto tempo fa, un giovane spaccapietre. Tutto il giorno lavorava con martello e scalpello, sempre in mezzo alle rocce e alle pietre.

“Eppure ci deve essere qualcos’altro al mondo, oltre alle pietre” pensava una mattina lavorando sodo. “Come mi piacerebbe viaggiare e vedere tante cose!”.

Per consolarsi, cominciò a cantare a voce spiegata una canzone che inventava lì per lì e che raccontava i suoi desideri.

Ed ecco per caso lo sentì un giovane mago, che stava girando il mondo per istruirsi. Si fermò ad ascoltare e pensò: “Questo mi sembra proprio un bravo giovane. È desideroso di conoscere le cose, e questo mi piace”.

– Senti, – gli disse – io posso aiutarti. Dimmi che cosa desideri più di ogni altra cosa.

Lo spaccapietre smise di lavorare e guardò stupito quello sconosciuto. Lo sconosciuto era giovane, ma era così sereno e tranquillo che subito lo spaccapietre gli credette.

– Vediamo – disse lo spaccapietre, cercando di pensare attentamente. – Se io fossi ricco sarei libero di fare tutto quello che voglio.

– E allora sarai ricco! – gli disse il mago.

E infatti lo spaccapietre diventò l’uomo più ricco della zona. E per un po’ di tempo fu anche molto felice. Ma poi cominciò a diventare inquieto. “Vorrei essere anche l’uomo più potente di tutti!” pensava.

E allora il mago lo fece diventare imperatore. Passato un po’ di tempo, però, lo spaccapietre – imperatore diventò di nuovo infelice.

E pensava: “La mia potenza finisce su questa terra, mentre nel cielo c’è il sole che domina tutto il firmamento”.

Allora il mago lo fece diventare sole.

“Adesso risplendo sul cielo e sulla terra”, pensava lo spaccapietre – sole. Ma, mentre guardava sulla terra un bel giardino tutto fiorito, dove tanti bambini giocavano allegri, vide a un tratto che tutti smettevano di giocare e correvano a ripararsi dentro le case. Perfino i fiori chiudevano le loro corolle e cercavano di farsi più piccoli che potevano. Che cosa stava succedendo laggiù?

Guardandosi intorno, lo spaccapietre-sole si accorse che stava arrivando una grossa nuvola nera che di lì a poco gli impedì di continuare a riscaldare il giardino con i suoi raggi. Stupito pensò: “Ma allora, la nuvola è più potente di me!”.

Il mago, che era curioso di vedere come si comportava lo spaccapietre e che cosa di bello o di nuovo riusciva a fare, lo accontentò anche questa volta e lo trasformò in un nuvola nera.

Lo spaccapietre-nuvola si divertì ad esplorare su e giù il cielo, a mandare una pioggia rabbiosa e violenta sugli alberi dei boschi e sulle rocce delle montagne. Ma si accorse che le rocce rimanevano incrollabili e non si accorgevano neppure se c’era il sole o la pioggia: questo lo irritò molto.

– Ma allora io voglio diventare una roccia! – disse.

E il mago lo fece diventare una grande roccia.

Ma un bel mattino di sole, arrivò un giovane uomo con scalpello e martello in mano e, cantando a voce spiegata, cominciò a scalpellare la roccia, facendo volare tutt’intorno i frammenti.

Lo spaccapietre-roccia si spaventò.

– Non voglio più essere roccia – gridò – voglio essere come quell’uomo che canta laggiù.

Allora il mago capì che davvero la cosa migliore era che lo spaccapietre tornasse ad essere uno spaccapietre.

– Ti ho dato molte possibilità – gli disse – perché ritengo che sia giusto che ognuno desideri e tenti di migliorare il suo stato. Ma tu non hai saputo essere saggio, e ti sei rivelato solo un incontentabile. E come vedi, gli incontentabili finiscono talvolta col tornare al punto di partenza.

Paulo Coelho: Ecco alcune delle cose che ho imparato nella vita

Monday, January 11th, 2010

Ecco alcune delle cose che ho imparato nella vita:
Che non importa quanto sia buona una persona, ogni tanto ti ferirà. E per questo, bisognerà che tu la perdoni.
Che ci vogliono anni per costruire la fiducia e solo pochi secondi per distruggerla.
Che non dobbiamo cambiare amici, se comprendiamo che gli amici cambiano.
Che le circostanze e l’ambiente hanno influenza su di noi, ma noi siamo responsabili di noi stessi.
Che, o sarai tu a controllare i tuoi atti, o essi controlleranno te.
Ho imparato che gli eroi sono persone che hanno fatto ciò che era necessario fare, affrontandone le conseguenze.
Che la pazienza richiede molta pratica.
Che ci sono persone che ci amano, ma che semplicemente non sanno come dimostrarlo.
Che a volte, la persona che tu pensi ti sferrerà il colpo mortale quando cadrai, è invece una di quelle poche che ti aiuteranno a rialzarti.
Che solo perché qualcuno non ti ama come tu vorresti, non significa che non ti ami con tutto te stesso.
Che non si deve mai dire a un bambino che i sogni sono sciocchezze: sarebbe una tragedia se lo credesse.
Che non sempre è sufficiente essere perdonato da qualcuno. Nella maggior parte dei casi sei tu a dover perdonare te stesso.
Che non importa in quanti pezzi il tuo cuore si è spezzato; il mondo non si ferma, aspettando che tu lo ripari.
Forse Dio vuole che incontriamo un po’ di gente sbagliata prima di incontrare quella giusta, così quando finalmente la incontriamo, sapremo come essere riconoscenti per quel regalo.
Quando la porta della felicità si chiude, un’altra si apre, ma tante volte guardiamo così a lungo a quella chiusa, che non vediamo quella che è stata aperta per noi.
La miglior specie d’amico è quel tipo con cui puoi stare seduto in un portico e camminarci insieme, senza dire una parola, e quando vai via senti che è come se fosse stata la miglior conversazione mai avuta.
E’ vero che non conosciamo ciò che abbiamo prima di perderlo, ma è anche vero che non sappiamo ciò che ci è mancato prima che arrivi.
Ci vuole solo un minuto per offendere qualcuno, un’ora per piacergli, e un giorno per amarlo, ma ci vuole una vita per dimenticarlo.
Non cercare le apparenze, possono ingannare.
Non cercare la salute, anche quella può affievolirsi.
Cerca qualcuno che ti faccia sorridere perché ci vuole solo un sorriso per far sembrare brillante una giornataccia.
Trova quello che fa sorridere il tuo cuore.
Ci sono momenti nella vita in cui qualcuno ti manca così tanto che vorresti proprio tirarlo fuori dai tuoi sogni per abbracciarlo davvero!
Sogna ciò che ti va; vai dove vuoi; sii ciò che vuoi essere, perché hai solo una vita e una possibilità di fare le cose che vuoi fare.
Puoi avere abbastanza felicità da renderti dolce, difficoltà a sufficienza da renderti forte, dolore abbastanza da renderti umano, speranza sufficiente a renderti felice.
Mettiti sempre nei panni degli altri. Se ti senti stretto, probabilmente anche loro si sentono così.
Le più felici delle persone, non necessariamente hanno il meglio di ogni cosa; soltanto traggono il meglio da ogni cosa che capita sul loro cammino.
Il miglior futuro è basato sul passato dimenticato, non puoi andare bene nella vita prima di lasciare andare i tuoi fallimenti passati e i tuoi dolori.
Quando sei nato, stavi piangendo e tutti intorno a te sorridevano.
Vivi la tua vita in modo che quando morirai, tu sia l’unico che sorride e ognuno intorno a te piange.
Paulo Coelho

Responsabilità ed età dei doveri.

Monday, March 16th, 2009

La parola “responsabilità” significa abilità nel dare risposte. Soprattutto in questo momento particolare c’è la necessità di dare risposte, idee, soluzioni, proposte.

Usciamo da un’epoca che è stata definita l’età dei diritti, siamo riusciti a definire e conquistare diritti preziosissimi, indispensabili per l’evoluzione della nostra vita civica e civile.

Molti di questi diritti sono sanciti e definiti in modo inconfutabile dalla nostra costituzione, nei principi fondamentali sui quali si basa la nostra repubblica. L’articolo quattro ad esempio.

L’articolo quattro della costituzione sancisce il fondamentale “diritto al lavoro” e al contempo definisce anche l’altrettanto fondamentale “dovere di svolgere un lavoro”, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

Diritti e doveri da sempre fanno parte della nostra cultura della nostra società e devono coesistere in modo equilibrato per garantire la libertà.

Un medico senza il senso del dovere non garantisce il diritto alla salute, un insegnante senza il senso del dovere non garantisce il diritto allo studio, e via così. Senza doveri non c’è libertà, non c’è libero esercizio dei propri diritti.

In una società di soli diritti non c’è democrazia.

L’opinione che oggi prevale, invece, è quella che la vita sia il godimento dei propri diritti. Questa convinzione è radicata in tutte le categorie, in tutte le sfumature del contesto sociale, dall’abbiente a chi lo è meno, dal lavoratore all’imprenditore, giovani e meno giovani. Solo chi ha vissuto in altre epoche, quelle che sono state dei nostri nonni, ha ancora vivo il valore del dovere e del fare per il bene di tutti.

Sì, perché molto spesso si sente dire “è un mio diritto” e raramente si sente dire “è un mio dovere”. I diritti sono spesso associati all’individualismo, al fare per il mio bene, mentre il dovere è legato naturalmente al fare non solo per me, ma per il bene di altri, per il bene della comunità.

A questo punto credo sia irresponsabile arroccarsi soltanto sui propri diritti e non mettersi in gioco; La necessità oggi è di fare, tutti, il proprio dovere, meglio se qualcosa in più, per aiutare chi in questo momento è meno fortunato, per aiutare la nostra comunità a superare questo momento di difficoltà.

Silvio Pellico nel suo sritto dedicato ai giovani “Dei doveri degli uomini” dice che “l’uomo ha bisogno di essere stimato sia dagli altri ma soprattutto da se stesso, solo così è felice, ma questo può avvenire solo facendo il proprio dovere”. Solo facendo il proprio dovere, solo facendo per il bene di tutti si ottiene la felicità, la fiducia, il vero ed efficace ottimismo che ci consentirà di superare questa crisi e quelle che verranno. E’ ora di entrare nell’età dei doveri.